La routine della nanna e come applicarla secondo Tagesmutter Martina di Genova San Martino: Consigli pratici e di lettura!

Personalmente e professionalmente ho avuto sempre un’approccio molto preciso alla nanna.

Un libro che mi ha influenzato, prima dell’esperienza sul campo, è stato “Il linguaggio segreto dei neonati” di Tracy Hogg.

Tagesmutter Martina

Tracy Hogg e la gestione degli orari

Il linguaggio segreto dei neonati è un libro che “divide” per il suo approccio vecchio stile rispetto agli orari ed alla gestione dei neonati poiché propone di instaurare degli orari da subito dopo la nascita: Orari per tutto, anche per gli allattamenti. Io personalmente ne ho tratto solo le linee guida generali che riguardavano la routine del bambino e la ripetizione di un ciclo spontaneo che si ripete già dalla nascita e che consisterebbe nella riproporsi di 3 stati: nanna-pasto-gioco.

La consapevolezza del ripetersi di questi tre stadi mi ha sempre rassicurata su quello che il pianto del bambino piccolo avrebbe potuto significare: se il bambino piangeva, dopo il gioco, avendo già mangiato e con il pannolino pulito, allora sarebbe stato il momento della nanna.

I neonati ripetono questo ciclo anche ogni 3-4 ore, alternando sonno e veglia svariate volte al giorno; verso i due/tre mesi questi cicli si allungano: intorno ai sei mesi il bimbo probabilmente farà uno o due riposini al mattino ( uno molto presto subito dopo la prima poppata), uno a metà mattinata e altri due pisolini al pomeriggio. Tra i 10 e 12 mesi fanno ancora un riposino al mattino che è destinato a sparire e una nanna al pomeriggio che potrebbe arrivare anche ad essere di due ore quando il sonno del mattino non si farà più.

“I bambini hanno bisogno di imparare a addormentarsi da soli; hanno bisogno di sentirsi tranquilli e al sicuro nella propria culla. D’altro canto, hanno anche bisogno del nostro conforto quando sono in difficoltà; non raggiungeremo il primo scopo se non terremo presente anche il secondo.”

Tracy Hogg

Consigli per una nanna serena

La mia esperienza mi ha sempre portata ad avere un approccio quasi “scientifico” alla nanna, dato che il bimbo piccolo ha bisogno di dormire per essere sereno e crescere bene, proprio come di nutrirsi.

Accompagnando i nostri bimbi ad un sonno regolare, ripetuto nei giorni, facciamo apprendere loro spontaneamente l’abitudine a riaddormentarsi da soli la notte durante i piccoli risvegli fisiologici.

Capire i ritmi e i bisogni del bambino permette di gestire con sicurezza soprattutto il primo anno del bambino, quando si rischia di interrompere un processo di addormentamento se si pensa pensando erroneamente che pianga perchè non voglia dormire; Mentre probabilmente piange proprio perchè è già troppo stanco per riuscire ad addormentarsi serenamente.

Quando i piccoli piangono per addormentarsi, è necessario offrire loro contatto, movimento e suoni rilassanti anche durante il pianto, senza cedere al timore della loro opposizione, perché sappiamo è il momento giusto per la loro nanna e che con il riposo il bimbo sarà più sereno nel proseguire la giornata al risveglio. 

Tante volte si rischia di dare per scontato e pensare che il neonato sappia che se ha sonno debba dormire, in realtà una corretta routine abitua e introduce alla nanna, aiutando sia il sonno notturno che l’addormentamento in autonomia.

Instaurare le routine

Faccio parte della scuola di pensiero per cui il sonno vada appreso con l’esperienza e un corretto approccio alla nanna vada gestito dal care-giver che accompagna il bimbo alla nanna, sapendo di fare il bene del piccolo. 

Per i riposini di metà mattina e metà pomeriggio dei piccolissimi, sono d’aiuto la sdraietta o un passeggino destinato ad uno domestico, ci aiutano a non affaticare troppo braccia e schiena.

Per la nanna della sera, accompagnare i bambini con una routine calma e rassicurante già dal bagnetto, senza sollecitare con schermi, tablet o interazioni troppo eccitanti e porli in un ambiente buio ma confortevole li aiuterà a prepararsi emotivamente; Con la presenza della persona di riferimento, che con dolcezza e senza stress (cosa spesso difficile per l’inesperienza e la stanchezza che provoca il neonato) quando vede il bimbo tranquillo lo pone nel suo lettino a fianco del lettone e lo accarezza, riproducendo suoni sordi che possano assomigliare a quelli uditi nel pancione, come “schhhh schhhh” oppire “mmmhhhh mhhhh”.

Il pianto disperato del bambino non va mai lasciato inascoltato! In quel caso, prendiamo in braccio il bambino, lo rassicuriamo ed eventualmente cambiamo ambiente ma senza perdere quell’atmosfera di buio rilassato perché rischieremmo di innervosirlo ancora di più portandolo in un ambiente vivo, mentre lui sta cercando di addormentarsi. Recuperata la calma, poniamo il bambino di nuovo giù, anche eventualmente mantenendo il contatto del busto su di lui sdraiato nella culla e ninnandolo, per favorire l’abitudine all’addormentamento sul materasso.

Piano piano, giorno dopo giorno, tutti questi passaggi diventano automatici, il bambino rassicurato dalla routine sa già che sta per andare a dormire ed entra autonomamente in quello stato rilassato che precede la nanna.

Questo approccio metodico alla nanna ha funzionato per me, ma come tutti i modelli di educazione è estremamente soggettivo; e l’unico tema che divide le opinioni più dell’allattamento, è proprio la nanna. Anche in questo caso non c’è una regola universale ma bisogna guardare al proprio stile e preferenze.

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